di André Verdet
... L' artista fa parte di un realismo nuovo, che non bisogna confondere con il nuovo realismo caro al mio amico Pierre Restany. Atmosfera di altomare ed epopea marina. La tematica della pesca vorrebbe essere Odissea, avventura quasi mitica. La pittura deriva la sua intensità visiva da una battaglia di linee rette, all' occorrenza le linee degli arpioni. I colori pastosi sono mantecati in profondità di sentimento e tendono ad un effetto romantico tra giorno e notte...
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di Sabato Calvanese
La componente realistica che affiora dalla pittura di Casimiro Forte, legata a codici di linguaggio colmi di echi e di umori che riconducono per vie diverse ad un Courbet, ad un Vari Gogh, ad un Picasso e più sostanzialmente ad un Guttuso, ma anche rischiarati e diventati soggettivi, è la conseguenza ed il riflesso di una inquietudine critica, il risultato di uno spirito di ricerca, di accrescimento umano.
Pittore dell'oggetto ma nello stesso tempo pittore sociale, pittore della collettività di cui sente l'urgenza ed il peso.
E proprio in questo rapporto, in questo incontro con le prove dei diseredati, di tutti coloro che vengono condannati dal'amarezza, dalla cattiva sorte, la sua pittura ragGiunge stati di travaglio angosciosi. L'amore per le cose e per gli uomini reca il vantaggio della sincerità, del racconto rapido, essenziale.
Pure, talvolta, qualcosa di invincibilmente soggettivo appare, qualcosa che gli appartiene come memoria: la storia della sua famiglia, quella dei luoghi che ha amato, quella delle genti che ha sempre incontrato.E viene fuori l'uomo del Sud, l'uomo che passa per campi di miseria, che vede problemi mai risolti, che assiste alla consumazione di vite ritenute inutili e allora la sua pittura diventa una denuncia ed anche una protesta.
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di Giuseppe Gatto
II mare è tutto lì nella sua parola, nella sua risacca di sillabe, come a dire nel suo rapporto con la terra ove batte e da cui si ritira. Ed è incredibile come debba non nella sua vastità né alla sua eternità di orizzonti, né alla sua cangiante mutevolezza, la sua semantica, ma solo al suo ritmico e dolce pulsare alle soglie di una prova.Il mare dell'uomo, dell'uomo solo. non della storia collettiva, per quanto la storia sia testimonianza di popoli marini, di navigatori, di colonizzatori, di battaglie cruenti, di pirati, di scopritori, di avventure. Il mare è solo, per quante navi l'abbiano solcato nei millenni, sol di provvisorietà, di temporanei passaggi, di destini individuali; per questo è dell'uomo solo. di ogni essere che nutre di sguardi la sua distesa, la sua immensità per misurare la sua smania di evasione, di latente avventura o libertà.Nella memoria della nostra cultura si attestò un giorno il mare ebraico, il mare che si apriva al passaggio di Mosè; il mare dei Fenici ci sembrò rosso dì porpora; poi il mare greco ebbe profili di colonne, e cariatidi e talamonì, in un azzurro speciale per trasparenza; il "Mare Nostrum" dei Latini ci inorgoglì ma non ci diede palpiti o misteri. perché nella storia collettiva l'uomo - il suo amore, la sua morte - e vinto dal numero anonimo. Ci sciolse per dolcezza, invece, il mare di Saffo, delle sue vesti dai vento, del suo pianto, dei suoi amori e quello che s'ebbe il disperalo dolore e poi fumo di una umanissima Didone, il mare pulito di virginea regalità di Nausicaa. Il mare solo, dell’ uomo solo, del suo destino che ad esso si lega, il mare delle tragedie umane o delle speranze.Il mare di Achab, gonfio di odio e di vendetta, il mare del leviatano, il mare della follia dolorosa, quello dell'ossessione, del battito ritmico di una gamba di legno sul cassero e poi il mare tempestoso di Padron' Ntoni. la sua notturna ferocia ostinata contro il bisogno e il coraggio degli uomini.Il mare è tutto lì, nella sua parola, nella sua risacca di sillabe, nel suo rapporto con la terra ove batte e si ritira senza soste, da millenni e millenni.E' un mare antico che inonda di salso lamento. di pianto che brucia, la terra degli uomini. li mare dei paesi rosei e azzurri della costa, delle piccole chiese bianche di scialbature, dei vicoli notturni, degli angiporti, dei moli coi fanali, degli azzurri marinai , dei pescatori che parlano in silenzio, sottovoce, della folla degli uomini soli, una folla di occhi che al mare chiedono in nome di un riscatto un effimero sogno di avventure, di amarre spezzate, di gomene al vento.Un mare sfinito di umanità che chiede alla terra dove batte il suo stesso senso, la sua stessa esistenza. Casimiro Forte ha dipinto il mare. un mare "d'olio", anche quando è bufera, burrasca, marina sconvolta; un amare "acrilico", chimico anche quando l'acqua appare incontaminata e il mondo in pace. E' nel filtro della memoria, un mare che c'era e che non c'è più almeno così come c'era. E’ la denuncia di un mare non più sconvolgente, non più diffìcile da comprendere e da amare - non più solo e immenso davanti ai lìmiti dell'uomo, ma semplicemente e angosciosamente di un mare vinto, di un mare "collettivo", di un mare usato e abusato, asservito alle mode, ai facili consumi, alla superficialità del numero che non ha sensi di colpa.La denuncia di un uomo come Forte è fatta di occhi, di consuetudine a vedere e rivedere e a rifare nel segno ciò che filtra attraverso il barlume di una luce interiore, diventa fatica del le mani, emersione di un mondo poetico, proprio perché vero, oltre il bianco sipario della tela.
Dipingere è il suo mestiere, ma il racconto è dolore, amore, vissuto quotidiano, confronto tra uomini veri, storia di uomo comune.
II mare di Forte è un mare che sta per perdersi, lentamente, inesorabilmente, ma che in bilico tra morte e vita, ha ancora il lieve lume di una prognosi di salvezza, A patto che tornì coscienza individuale dell’uomo, soliloquio antico, sogno sconfinato e libertà. E' proprio in ciò la sua universalità - la denuncia- e quella di Forte lo è - è ancora un viatico di salvezza, altrimenti sarebbe vana, improbabile. Il mare di Forte - badate bene- è un mare occluso, che impedisce la grazia di un accesso, ma gli basta un mazzo di fiori, una rossa stella marina, un giallo fiore di ginestre, la fragranza muschiosa dei ricci neri a ravvivare la sua identità , quella striscia azzurra, lontana, apparentemente perduta. Nel viaggio di Forte, dietro il panneggio che invischia delle reti, è ancora possibile sciogliere la prognosi di una morte annunciata.Il mare torna amore, enigma, distanza e orizzonte dell'uomo.
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